
Fotografia: The Athenaeum
Immortale solitudine
“Nei boschi un uomo getta via i suoi anni, come il serpente la sua melma, e in qualsiasi periodo della vita, è sempre un bambino. Nei boschi, è la giovinezza perpetua.”
-Ralph Waldo Emerson, “Nature”
L’ABRUTTO CAMBIO di tempo qui nel sud-est dell’Inghilterra che annuncia la nuova stagione dell’autunno ha significato che ho iniziato a desiderare di viaggiare di nuovo all’estero per abbracciare i raggi di festa del sole estivo che svanisce – un soggiorno in Francia o in Italia mi chiama, anche un viaggio nella regione di Meteora in Grecia. Essere di nuovo in viaggio significherà chiedersi, come sempre, come realizzare i vari progetti creativi in corso, il che a sua volta mi ha portato a riflettere sulla differenza tra l’arte prodotta a una scrivania o in uno studio e quella ispirata dall’essere en plein air.
Molti scrittori e artisti hanno avuto simili ruminazioni riguardo ai benefici vivificanti dello stare nella natura e il suo effetto sulla loro arte. Sia Ralph Waldo Emerson (25 maggio 1803-27 aprile 1882) che John Singer Sargent (12 gennaio 1856-14 aprile 1925) erano sostenitori della produzione del loro mestiere in mezzo alla flora e alla fauna dell’esistenza, non ultime le qualità ringiovanenti e redentrici dell’essere rinchiusi in boschi rigogliosi e boschi verdeggianti.
C’è una bella parola in tedesco, “Waldeinsamkeit”, che si traduce letteralmente come “solitudine della foresta”; più specificamente, è la sensazione di solitudine, di essere gioiosamente soli nei boschi e sentirsi profondamente connessi al mondo naturale. Infatti, Emerson scrisse una poesia con lo stesso nome (e possedeva terreni tra cui il giustamente chiamato Walden Pond, che a sua volta ispirò il diario di Henry David Thoreau, Walden; o, Life in the Woods); allo stesso modo, Sargent produsse alcuni dei suoi migliori dipinti impressionistici saturi di luce durante le sue escursioni all’aperto in Europa, con entrambi gli uomini squisitamente catturare la potenza magica e mistica di essere nei grandi spazi aperti.

Fotografia: The Athenaeum
Non conto le ore che passo
nel vagare in riva al mare;
La foresta è la mia amica fedele,
come Dio mi usa.

Fotografia: The Athenaeum
In pianure che fanno spazio alle ombre
delle colline che le costeggiano,
legate da ruscelli che danno e prendono
i loro colori dal cielo;

Fotografia: The Athenaeum
O sulla sublime cresta del monte,
O giù per la radura di quercia,
O che cosa ho a che fare con il tempo?
Per questo fu fatto il giorno.

Fotografia: The Athenaeum
Città di mortali guai ad andarsene
Le cure fantastiche deridono,
Ma nel serio paesaggio solitario
serve il severo beneficio.

Fotografia: The Athenaeum
Il lustro si appanna, il miele stucca,
e l’allegria è solo una maschera di tristezza,
ma, sobria su un fondo di gioia,
i boschi nel cuore sono felici.

Fotografia: The Athenaeum
Lì il grande Planter pianta
Di mondi fecondi il grano,
E con un milione di incantesimi incanta
Le anime che camminano nel dolore.

Fotografia: The Athenaeum
Ancora sui semi di tutto ciò che ha fatto
la rosa della bellezza brucia;
attraverso tempi che si consumano, e forme che sbiadiscono,
ritorna la giovinezza immortale.

Fotografia: The Athenaeum
Le anatre nere che montano dal lago,
Il piccione tra i pini,
Il bum del tarabuso, un deserto fatto
che nessuna falsa arte raffina.

Fotografia: The Athenaeum
Down in yon watery nook,
Where bearded mists divide,
The gray old gods which Chaos knew,
The sires of Nature, hide.

Fotografia: The Athenaeum
In alto, in segrete vene d’aria,
soffia il dolce respiro del canto,
O, pochi osano scalare quei monti,
anche se appartengono a tutti!

Fotografia: The Athenaeum
Vedi che non porti sul campo o sulla pietra
le fantasie che si trovano nei libri;
Lascia gli occhi degli autori, e prendi i tuoi,
per sfidare gli sguardi del paesaggio.

Fotografia: The Athenaeum
E se, in mezzo a questa cara delizia,
I miei pensieri tornarono a casa,
potrei ben considerarlo un affronto
all’allegria che trovai.

Fotografia: The Athenaeum
Oblio qui è la tua saggezza,
la tua parsimonia, il sonno delle cure;
perché un ozio orgoglioso come questo
corrisponde a tutti i tuoi affari meschini.
-Ralph Waldo Emerson, “Waldeinsamkeit”
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Post Notes
- Le opere complete di Ralph Waldo Emerson
- Ralph Waldo Emerson: Natura
- Michel de Montaigne: Sulla solitudine
- Rousseau: Meditazioni di un passeggiatore solitario
- Percy Bysshe Shelley: La nuvola
- Leo Tolstoj: Una confessione
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